Quale fotografo naturalista non ha avuto modo di osservare, sulle numerose riviste a cui è abbonato, immagini spettacolari di animali in primo piano, illuminati da una luce bellissima, perfettamente a fuoco e magari in atteggiamenti inusuali!
L'impressione è tanto più forte quanto più gli animali ritratti sono elusivi o rari. Prima però di abbandonarci all'invidia, dobbiamo considerare che, probabilmente, la maggior parte di questi scatti eccezionali sono stati effettuati in "condizioni controllate", e cioé non in natura, ma in recinti dove gli animali sono reclusi, se non addirittura allevati.
Le didascalie di queste stupefacenti immagini a volte ci forniscono diaframmi, tempi di apertura, obiettivi e fotocamere usate, ma ovviamente quasi mai gli Autori si peritano di informare il lettore di come e dove esse siano state ottenute.
Ci sono però elementi che in qualche modo ci aiutano a scoprire il "trucco", o perlomeno ci danno indicazioni al riguardo. Gli occhi dell'animale in primo piano sono una delle prime cose che guardiamo in una fotografia; sappiamo che in natura basta un nonnulla per mettere in allarme un animale, soprattutto quando avverta la presenza di un essere umano nelle vicinanze.
È quindi normale che lo sguardo tradisca una certa tensione, tensione che è invece molto ridotta o assente se l'animale è abituato alla presenza dell'uomo. Lo sguardo, in questo caso, può presentarsi spento, annoiato e assente e, a volergli affibbiare un carattere "umano", persino rassegnato. La pupilla funziona come uno specchio e riflette tutte le luci comprese entro una certa angolazione: un unico punto luminoso sulla pupilla può essere dovuto al sole (sempre che esso abbia la stessa angolazione delle ombre); se sulla pupilla sono presenti più punti luminosi è certo che è stato usato almeno un lampeggiatore elettronico.
La diagnosi può essere ancora più precisa: se il punto luminoso è al centro e se ha prodotto anche qualche riflesso nell'occhio, probabilmente il flash è stato usato "a caldo", ossia direttamente sul corpo macchina. Si potrebbe obiettare che il flash si usa anche dal capanno; questo è vero, ma in questo caso è l'insieme delle considerazioni che ci fornisce un'indicazione precisa: nel caso di un lupo fotografato palesemente a breve distanza, con un riflesso "strano" negli occhi e un'angolazione di ripresa alla stessa altezza, il responso non può essere che un immagine eseguita in ambiente chiuso. Anche l'ambiente è indicativo quando la vegetazione attorno al soggetto differisce da quella presente nel normale habitat dell'animale. La profondità di campo è meno importante e non sempre riscontrabile, ma se dovesse essere molto estesa probabilmente è stata usata un'ottica a focale corta, magari diaframmando; conoscendo le difficoltà nell'avvicinare certi animali, la conclusione ci riporta nel famigerato recinto. Non sempre è possibile, esaminando gli elementi discussi sopra, giungere ad una conclusione, ma quando più d'una delle caratteristiche "innaturali" è presente sullo stesso fotogramma, la probabilità di una foto in situazione controllata sfiora la certezza.
FOTOGRAFARE IN RECINTO
Ottenere buone immagini fotografando in recinto può non essere così scontato e facile come si può pensare. Il fatto che l'animale sia tutto il tempo a nostra disposizione è un vantaggio che a volte si rivela relativo. Uno dei fattori principali che incide sulla qualità delle immagini è la struttura dove gli animali vengono alloggiati. Purtroppo nella maggior parte dei casi i recinti sono angusti e veramente brutti e ogni inquadratura rivelerà necessariamente reti, steccati, ambienti circostanti degradati. In questo tipo di recinto, inoltre, gli animali sono spesso mal tenuti e deperiti. Fortunatamente non sempre le condizioni sono quelle appena descritte; può capitare che nello stesso parco ci sia, anche se per una sola specie, un recinto molto vasto, perfettamente naturale e ben conservato. Il rovescio della medaglia, in questo caso, è che, per avvistare i soggetti e inquadrarli degnamente, possono essere necessarie lunghe attese.
È comunque possibile ottenere buone immagini, anche se l'area non è di grandi dimensioni, a patto che l'inquadratura elimini le reti e le altre parti non naturali della struttura. Infine ci sono strutture che vale veramente la pena visitare: sono le aree faunistiche, anche di parchi cittadini, dove in alcune circostanze è possibile entrare fisicamente nel recinto (dipendentemente dalle specie presenti); in questi casi lo spazio a disposizione è veramente notevole, e le immagini realizzabili non presentano sostanziali differenze da quelle ottenibili in natura, se si eccettua la facilità con cui si ottengono.
C'è da considerare, inoltre, che la facilità di avvicinare animali non deve far sottovalutare la preparazione a tavolino delle immagini: il periodo ottimale (il pelo di un lupo non è uguale in estate o inverno), la ricerca della luce migliore, di uno sguardo particolare, del momento magico in cui l'animale esprima qualcosa di sé o delle proprie abitudini. Tutto ciò può implicare, anche in un recinto, un'attenta scelta del periodo e pazienti attese. Infine, nel limite del possibile si dovranno evitare gli errori descritti nella prima parte di questo articolo: si dovrebbe dosare l'eventuale luce lampo in modo da creare un effetto naturale (con lampeggiatore montato a lato della fotocamera); lo sguardo dell'animale è molto importante e di conseguenza va evitato un ritratto con il soggetto "svogliato"; se l'ambiente circostante non è quello tipico dell'habitat naturale dell'animale, si dovrebbe cercare un'inquadratura con uno sfondo il più possibile indefinito.
NATURA O RECINTO
Il fotografo può ottenere ottime immagini in entrambe le situazioni. È ben vero che in natura, con volontà, preparazione e pazienza, si possono ottenere immagini uniche, in cui gli animali sono inseriti nel loro ambiente naturale, ritratti in atteggiamenti tipici del loro ciclo biologico o mentre interagiscono con altre specie; ed è anche vero che queste fotografie sono difficilmente ottenibili con animali che vivono in un'area chiusa e controllata dall'uomo. Ma è altrettanto vero che se un fotografo desidera riprendere un lupo, una lince, oppure un orso in condizioni naturali, dovrà prepararsi a lunghi tempi di realizzazione, sudare le proverbiali sette camicie (sempre che bastino) e affrontare costi non indifferenti. In ultima analisi, la scelta dipende sempre da che tipo di immagini si vuole ottenere, e a quale scopo: non è indispensabile andare a "caccia" di orsi e linci se abbiamo intenzione di produrre immagini significative sulla biologia di una specie; possiamo concentrarci su soggetti più facili. Se gli scatti sono ben eseguiti e ritraggono l'animale in atteggiamenti inusuali e interessanti, va bene anche lo scricciolo del nostro giardino. Invece, se per arricchire l'archivio, oppure completare un servizio fotografico, desideriamo inserire nella nostra fototeca un rarissimo e inafferrabile felino, possiamo visitare una delle apposite strutture dove, a fronte del pagamento di un modesto biglietto, c'è la possibilità di ottenere ottimi risultati.
PARCHI, RISERVE FAUNISTICHE E RECINTI
Parchi, riserve faunistiche o altre strutture che ospitano recinti faunistici, sono numerosi e presenti in vari paesi europei. In Italia, a Civitella Alfedena (Parco d'Abruzzo), è sempre stato presente un recinto con vari individui di Lupo appenninico; ultimamente, in seguito alle manomissioni dovute ai soliti "volponi", è stato ristrutturato e tra non molto sarà possibile ammirare nuovamente questo splendido animale. Possiamo ricordare ancora L'Oasi di Sant'Alessio (sorta nel 1973 con la finalità di allevare animali selvatici per la reintroduzione in natura. In grandi voliere sono osservabili e fotografabili Spatole, Ibis, Cavalieri d'Italia, Avocette, ecc..., ed un sistema di passerelle in legno permette di osservare, senza arrecare disturbo, una colonia di Ardeidi durante la nidificazione. In una grande serra tropicale di 1000 mq, sono stati ricostruiti gli ambienti della foresta amazzonica e di quella della Nuova Guinea, con farfalle, colibrì e altra fauna tropicale. Sono inoltre presenti ricostruzioni di vari ambienti, palustre, mediterraneo, costiero, ecc...), il Parco Faunistico del Monte Amiata (una serie di aree faunistiche di grandi dimensioni. Facendo trekking lungo l'apposita sentieristica è possibile incontrare vari ungulati e altri mammiferi, come Istrice, Volpe, Tasso, Donnola, Scoiattolo, ecc...), il Parco Faunistico Cappeller (aperto al pubblico nel 1998, dopo circa dieci anni dalla sua creazione. Non è molto grande, ma vi sono molti animali interessanti e poco comuni in altri giardini zoologici. La maggioranza sono uccelli; interessanti sono alcune voliere di trampolieri e Ardeidi. Purtroppo la fitta tramatura delle reti non sempre consente buone inquadrature), ma per un elenco completo e dettagliato vi rimandiamo alle pagine della rivista "Asferico" numero 3.
Luciano Vinco © 07/2000
Riproduzione Riservata
Asferico - Edizioni Trana s.r.l.
Via Colletta 16 - 37021 Boscochiesanuova (VR)
Tel. 045 7050297 - E-mail: trana@libero.it.