Lo scorso 2010 è stato dichiarato dall’ONU Anno internazionale della biodiversità. Ne abbiamo sentito parlare tutti, e quante altre volte abbiamo pronunciato, ascoltato o letto questa parola, fino a farla divenire un termine abusato, quasi noioso. Ma cos’è la biodiversità? Non sarà che forse tutti la conosciamo da ben prima che questo vocabolo divenisse così di moda? Il dizionario della lingua italiana dice: "E' la concentrazione di diversità biologica, il termine è comunemente usato per descrivere il numero, la varietà e la variabilità degli esseri viventi".
E’ proprio leggendo un articolo sulla biodiversità, seguito da una altro che su una vecchia rivista celebrava nel 2007 il tricentenario della nascita di Linneo, che ho avuto l’idea di rappresentare fotograficamente il concetto, utilizzando una “sintassi” fotografica rigorosa, in onore del padre della tassonomia.
Influenzato, oltre che dalle suddette letture, anche dal lavoro di molti fotografi naturalisti di fama internazionale come Niall Benvie, David Littschwager e Clay Bolt, è scattata l’idea, di quelle che non fanno dormire, di documentare, o “catalogare” fotograficamente tutti gli esseri viventi presenti in una determinata porzione di terreno. Ma quale porzione, e quanto grande?
La scelta è caduta, per ragioni di disponibilità e praticità, sul giardino di casa, poco meno di 1000 metri quadri di prato con presenza di specie vegetali di origine autoctona ed alloctona.
Qualche dato: la geolocalizzazione è circa 45°43’ Nord, 8°37’ Est , zona temperata continentale, altitudine 190m., con presenza di un grande corso d’acqua a circa 500 metri; è un'area fortemente antropizzata ma comunque compresa nel parco naturale del fiume Ticino.
A parte questi dettagli, il lavoro è iniziato in modo del tutto “sperimentale”, a causa dei compromessi a cui sono dovuto scendere dovendo fare i conti con l’attrezzatura disponibile.
Dopo alcune prove ho consolidato un set così composto: una serie intercambiabile di pannelli in plexiglas e semplici fogli di carta da disegno, per gli sfondi e la diffusione della luce; un piccolo treppiede per il secondo flash usato negli scatti ai fiori; una reflex digitale con 60 mm macro, uno slave flash ed il flash incorporato.
Le immagini allegate, una piccola parte del totale degli scatti realizzati, non sono reinquadrate nè scontornate, come testimoniano alcune leggere ombre nel caso delle foto degli animali, ombre che ho lasciato volentieri per fugare ogni dubbio sulla scontornatura. In alcuni casi ho effettuato correzioni in Photoshop al fine di ottenere lo sfondo bianco uniforme poichè qualche file RAW mostra una caduta di luminosità agli angoli dovuta all’insufficiente copertura del flash. Per tutti i file ho regolarmente apportato un leggero aumento dell’intensità dei neri e della vividezza.
Una parte delle immagini di vegetali è stata scattata con il soggetto in loco, altre volte il fiore è stato reciso, non potendo posizionargli l’attrezzatura attorno. In ogni caso, seppur bellissime, queste piantine sarebbero rimaste vittime del rasaerba. Diverso è il discorso degli animali: sono stati tutti catturati, posizionati all’interno del set e poi rilasciati dove erano stati presi. Alcuni insetti volanti, per la verità, mi hanno concesso un solo scatto ed al primo lampo dei flash si sono involati. Tengo a sottolineare che non ho usato metodi crudeli e deplorevoli come l’uso del freddo o di vapori di alcool o ammoniaca per rallentare il loro comportamento, ho semplicemente approfittato del momento di sorpresa seguente al loro rilascio all’interno del “recinto” in plexiglas. Un po’ di rapidità nell’inquadrare e l’autofocus ha fatto il resto.
A proposito di maltrattamenti, il dovere di completezza esigerebbe che fotografassi con la stessa tecnica anche le numerose specie di uccelli che visitano il mio giardino, ma la cattura di un uccellino selvatico, anche se temporanea, costituisce uno stress fortissimo, con la possibilità che gli animali si feriscano nel disperato tentativo di fuggire. Ho quindi tralasciato la documentazione di questi animali.
Spero che queste poche immagini, testimonianza di quale ricchezza si possa custodire in un semplice giardino domestico, accendano la curiosità dei lettori e li spingano ad approfondire questi concetti.
Luca Corbani © 06/2011
Riproduzione Riservata
L'Autore
Luca Corbani abita in provincia di Novara, all’interno del Parco Ticino. Si dedica alla fotografia di natura da molti anni, e dal 2004 è iscritto all’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani). Vanta due mostre personali al Centro Visite del Parco Nazionale Valgrande ed alcune partecipazioni a mostre collettive, tra cui “laboratori di natura” sui parchi naturali del Piemonte. Ha pubblicato su riviste per conto di Editrice Reflex, Priuli&Verlucca, editrice Asferico, ente Parchi del Lago Maggiore.
Web:
www.lucacorbani.it