SPECCHIO DELLE MIE BRAME...
Qual è la più bella del reame?
Valutare le proprie foto, un problema comune
Vitantonio Dell'Orto, dicembre 2006

Uno dei maggiori problemi in cui si imbattono i fotografi consiste nel saper valutare le proprie immagini. Me ne accorgo sconsolatamente ogni volta che devo sceglierle per queste rubriche. Quali sono le migliori? Quali scartare?

Una foto premiata, ma non priva di difetti.

Qualcuno potrebbe chiedersi perché questo tema in una rubrica di tecnica; in verità la scelta delle foto non è un fatto a sé stante, ma l'ultimo atto di un processo consapevole che parte dalla scelta dell'inquadratura e arriva alla cernita finale. Ci dovrebbe essere un unico filo rosso che congiunge l'uscire a fotografare, la scelta del soggetto e delle tecniche per rappresentarlo, e la valutazione finale sulle immagini che abbiano centrato meglio lo scopo. Se è vero che le scelte tecniche sono funzionali all'espressione di un'emozione, allora dovremo essere in grado di poter giudicare le nostre immagini in base agli stessi criteri.
Eppure spesso qualcosa interferisce: il coinvolgimento personale.
Leghiamo alla foto sensazioni individuali ed esclusive, riferite al momento e alla situazione, sfumature che non saranno captate da chi la osserva. Personalmente di uno scatto mi porto dietro tutto: le sensazioni epidermiche, gli odori, il vento, gli antefatti e gli avvenimenti successivi, cose che restano solo mie. Come molti, fotografo la Natura spinto da una genuina passione, cosa che rende anche più facile farsi condizionare nelle scelte successive.
Oppure capita che la foto sia il frutto dell'intuizione di un momento, di un'illuminazione che in quell'istante ci colpisce per la sua forza; così tendiamo a premiare l'idea piuttosto che l'esecuzione, e a sopravvalutare immagini banali, o deboli.

Di tutte queste sensazioni nulla arriva automaticamente sulla pellicola solo per il fatto che le si sia provate. L'osservatore esterno non ne sarà consapevole, e valuterà un'immagine semplicemente per quello che vede, spesso frettolosamente, in un riquadro di pochi centimetri. 
Le emozioni sono lo stimolo, la pulsione che ci spinge a scattare; ci vogliono anima, idee, freschezza, e successivamente la capacità di farle transitare dal cuore e dal cervello al pulsante di scatto. La tecnica ha proprio lo scopo di aiutarci a incorporarle nell'immagine, seppure in modo parziale.
La parola chiave è "rappresentare": una fotografia è una mera rappresentazione, non è l'originale. Essere coinvolto da un soggetto non basta a produrre una buona immagine. Una facile metafora è quella della musica: avere un buon orecchio è importante, ma non basta per diventare musicisti; occorrono la teoria, il solfeggio, la partitura, l'esercizio, in una parola gli strumenti tecnici per potersi esprimere.
Certo, inquadrare e scattare è gesto più facile e intuitivo che non suonare uno strumento anche in modo primitivo, ma, allo stesso modo, chi lo fa non diventa automaticamente un fotografo: un conto è scattare una foto, altra cosa è fare una fotografia. Ugualmente, giudicare le proprie foto non può basarsi esclusivamente sulle nostre sensazioni, ma deve passare attraverso principi codificati e condivisi.
Per questo è necessario distaccarsi dal vissuto legato ad una particolare immagine, e cercare di guardarla con gli occhi di un estraneo, solamente per gli elementi che vi appaiono.

Un primo fattore importante per costruirsi un occhio fotografico è il confronto. Confronto significa guardare molte foto altrui, frequentare circoli e associazioni, parlare con gli altri descrivendo le proprie scelte, imbattersi in nuove idee e punti di vista, offrirsi alla valutazione esterna. Da soli si inaridisce, anche se si è già fotografi maturi. Perché il confronto sia costruttivo occorre essere umili, disponibili a imparare e a mettersi in discussione; chi non è aperto al giudizio di terzi in genere subisce le critiche, anche le più costruttive, come un attacco personale. Costui è un narcisista, non propone il proprio lavoro, ma un'idea di se stesso, ed è preferibile che stia lontano dal confronto e, magari anche dalla fotografia, e dalla Natura a maggior ragione. Altrettanto importante tuttavia è sapere che l'opinione altrui è un punto di partenza: si deve mantenere una propria visione delle cose, l'originalità del proprio sguardo, per non cadere nella ripetizione sterile di cliché preesistenti.
 

Un'immagine che mi è quasi impossibile giudicare, per i ricordi legati al momento dello scatto. Per questo, forse, semplicemente una foto che non "voglio" giudicare.  

Passiamo ai criteri oggettivi e concreti: cominciamo con lo scartare subito le immagini viziate da errori tecnici: foto mosse o sfuocate, sovra o sottoesposte, gli orizzonti storti. Non importa quanta fatica ci siano costate: saper "tagliare" è il primo passo per migliorare e imparare a valutare. A volte il contenuto di una foto permette di passare sopra piccoli difetti, ma le trasgressioni alle regole andrebbero ammesse solo se consapevoli, volute e chiaramente percepibili come tali.
Questo primo sbarramento non è ovviamente sufficiente: occorrono parametri più efficaci e rigorosi. Perché allora non usare quelli che vengono presi in considerazione dalle giurie dei concorsi, dove la difficoltà di una valutazione oggettiva si applica a volte a migliaia di immagini simultaneamente?
La Tecnica, come detto, è il primo criterio: le foto non corrette vanno scartate, a meno che non siano particolarmente meritevoli sotto altri aspetti; un esempio è la prima foto dell'articolo, premiata sulla rivista Oasis come miglior paesaggio del 2000. Perché riproporla qui? Perché è storta, a dimostrazione che il complesso dell'immagine è stato considerato vincente sul difetto.
La Composizione poi è fondamentale, in fotografia, a prescindere dal genere, ed è valutabile in modo oggettivo. La Luce, la sua qualità, la sua suggestione sono gran parte del fascino di uno scatto: privilegiamo le luci estreme sin dalla ripresa, e scegliamo di conseguenza le immagini che meglio le rappresentano. E ancora, l'impatto emotivo del soggetto, la situazione colta: non basta una confezione esemplare, non si può prescindere da un contenuto di pari livello; un momento topico in forma non ineccepibile può essere più meritevole della situazione inversa.
E infine, last but not least, l'Originalità, la freschezza, il carattere e quant'altro di autenticamente personale abbiamo messo nella foto.

Vitantonio Dell'Orto © 12/2006
Pubblicato su Oasis ne "L'Angolo della Tecnica"