HERMÈS-LEICA, UN'AMICHEVOLE SCALATA
"l'Editoriale" di Giulio Forti, pubblicato su REFLEX di gennaio 2001

Oskar Barnack, padre della Leica, si adegua...

Raramente è successo che un qualunque investitore o gruppo decidesse di entrare nel business della fotografia. L'esempio più recente è quello della finanziaria inglese Doughty Hanson che nel 1998 ha comprato la Ilford dalla International Paper. Di solito si è trattato di fusioni o di acquisizioni tra simili, invece il 20 novembre scorso è arrivata la notizia più imprevedibile: la famosa casa parigina Hermès (1800 miliardi di lire di fatturato, 240 di utili) aveva lanciato in borsa un'offerta amichevole per acquistare il 30% delle azioni della Leica Camera AG a 12,50 Euro per un valore di 17 milioni di Euro (32,9 miliardi di lire).

L'annuncio ha sorpreso non solo gli addetti ai lavori, ma anche gli analisti finanziari perché non appare chiaro quale sia la strategia dietro questo passo. "Questa offerta", ha commentato diplomaticamente Mireille Maury vice direttore commerciale di Hermès, "esprime il desiderio di un'alleanza tra due società che per più di 150 anni si sono ispirate agli stessi valori di eccellenza".

Hermès non è nuova ad operazioni del genere. Da molti anni ha allargato i suoi interessi con partecipazioni in aziende che rappresentino un valore indiscutibile per fama, lusso e qualità, ma sempre in un ambito molto vicino alla sua attività. Della lista fanno parte Jean-Paul Gaultier (alta moda), John Lobb (calzolaio), Orfèvrerie Puiforcat (argentiere), Cristalleries de Saint-Luois (vetreria). Ma vedremo mai una M6 o una replica della Nullserie in vendita in uno dei 233 negozi Hermès sparsi per il mondo?

Per la cronaca, l'avvicinamento tra le due società è stato frutto di un incontro casuale tra l'amministratore delegato di Leica Hanns-Peter Cohn e Jean-Louis Dumas presidente di Hermès che, nell'estate 1999, aveva guidato degli ospiti in visita alla fabbrica di Solms. Con Hermès, siamo al quarto grande passaggio di quote dopo la storica cessione della famiglia Leitz alla Wild (microscopi, 1987). Con la fusione della Wild con una società inglese, tre anni dopo, la Leitz si trasforma, senza microscopi, in Leica Holding B.V.

Nel 1996, dopo aver rilevato la Minox, Leica va per la sua strada con il debutto in borsa commemorato da una M6 da collezione. A comprare sono piccoli azionisti, ciò che rende la società una preda abbastanza facile. Una scalata ostile, in effetti, fu tentata dal gruppo Beuttenmueller di Amburgo, ma senza successo.

Hermès, invece, si presenta come il vero "cavaliere bianco" che potrà prendersi cura del suo futuro, ma soprattutto delle sue finanze. Tra il 1997 ed il 1999 le perdite della casa tedesca hanno raggiunto i 30 miliardi di lire. Nell'anno fiscale terminato il 31 marzo scorso, è tornato l'attivo per un miliardo di lire su un fatturato di 270, ma a dicembre, per la debolezza dell'Euro ed i costi di partecipazione alla Photokina, la perdita superava i 6 miliardi nonostante un incremento delle vendite del 15%. Per l'intero anno fiscale, però, è previsto un ritorno all'utile.

Cohn nella lettera agli azionisti con la quale li invitava ad accettare l'offerta di Hermès, non ha fatto mistero dei problemi. "Siamo un convalescente", ha scritto, avvertendo che l'aumento del valore di borsa verificatosi a seguito dell'offerta, si sarebbe potuto sciogliere al sole se, alla scadenza del 20 dicembre, il numero di azioni vendute non avesse raggiunto il volume desiderato (6,7 milioni) perché la ritirata di Hermès, avrebbe provocato una sicura perdita.

L'arrivo di un potente alleato come azionista di riferimento, consentirà alla Leica di mettere in cantiere quei progetti nel cassetto che, io penso, debbono aver convinto Dumas a fare la sua offerta. Il pilastro della casa è tutt'ora rappresentato dalla M6 a telemetro (le cui vendite lo scorso anno sono cresciute di oltre l'11%) tuttavia, il suo successo non può bastare in un mercato sempre più aggressivo. Da tempo si parla di una versione automatica, ma niente di più. Manca un modello d'ingresso da mettere in vendita ad un prezzo abbordabile e, certo, non si potrà continuare a far cassa con le edizioni limitate per i collezionisti.

Leica ha sofferto per molti errori del passato e per molte lentezze: fu l'ultima, nel 1964, ad entrare quasi riluttante nel mondo reflex e ne pagò lo scotto non essendo mai riuscita a competere con la concorrenza giapponese. Deludente, dal punto di vista commerciale, l'ultima nata, la R8: innovativa sotto molti aspetti, ma non autofocus. Secondo i dati della stessa Leica, nell'anno fiscale 1999-2000 le vendite della R8 sono scese di oltre il 30%, mentre lo scorso anno la situazione sembra essere migliorata. Nel digitale, ha un accordo con Fuji per i prodotti amatoriali ed uno con la Matsushita per fornire obiettivi alle digitali top del marchio Panasonic.

L'ingresso di Hermès nel capitale è un'ottima notizia per la Leica e per gli appassionati della marca, ma aggiungo, che lo è anche per tutta l'industria fotografica europea di cui è l'unica rappresentante nel 35mm. Siccome tutto sta così rapidamente cambiando nel nostro settore, anche questo avvenimento va preso come un segno, positivo, del cambiamento. Chissà? Forse, la fotografia di moda, forse i fotografi che lavorano per il gruppo francese hanno in qualche modo favorito quel colpo di fulmine che deve aver fatto balenare l'idea che sta dietro l'operazione. Lo sapremo.

Difficile immaginare, invece, se Gucci farà un'offerta simile per Rollei o Hasselblad. Di certo, siamo tutti un po' curiosi di sapere se questo investimento resterà una pura operazione finanziaria o se è destinato a rientrare in una strategia di portata molto più ampia e che, magari, nulla ha a che fare con la moda, i foulard e le cravatte di seta.

Giulio Forti © 03/2001
Pubblicato su "FOTOGRAFIA REFLEX" di gennaio 2001 - l'Editoriale.
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