LA FOTOTESSERA
Humour fotografico di Fabio Santini, aprile 2000

Ringrazio quanti hanno manifestato l'apprezzamento al racconto su fotografi e fotocamere e ringrazio quanti hanno inviato correzioni su piccole imprecisioni contenute nello stesso. In particolare, relativamente ai "Pentaxisti" indicavo come esistenti i Takumar Star, cosa non vera, in quanto la qualifica "star" è relativa ai soli obiettivi Pentax, il trattamento antiriflesso fatto da Pentax sulle sue ottiche si chiama SMC, come non indicavo nel testo. Relativamente ai Leicisti mi si richiedeva una divisione netta tra i Leicisti reflex "leicaflex/SL" ed i Leicisti "R" puri. Una tale richiesta di distinzione non poteva che essere fatta da un Leicista "leicaflex/SL", ovvero il massimo della pignoleria Wetzlar-fan, che mal digerisce il sistema R basato su chassis Minolta (forse la R8 pacificherà quegli animi).

Grazie anche a quanti mi hanno raccontato come, dove e con che cosa fotografano.

Ho già una mia idea sul vario panorama dei fotoamatori e dei fotografi professionisti: non è detto che, grazie anche all'aiuto di questi lettori, non riesca a "mettere giù" qualche riga per un prossimo racconto. Nel frattempo torniamo a sorridere con la fotografia.

Chi lavora o ha lavorato in uno studio dove si fanno fototessera non esiterà a riconoscere tra i clienti che ha fotografato le categorie che descrivo. Chi non ha mai scattato fototessera ha forse qualche chance per identificarsi in qualche "cliente tipo".

A tutti buon divertimento.

LA FOTOTESSERA

La pubblicità dice che la fototessera è un piccolo ritratto. Magari lo fosse! Il fotografo è sostanzialmente obbligato a mantenere le luci frontali, il fondo bianco, ed il soggetto in posa frontale. Resta poco da fare, in pratica solo correggere leggermente la posa del soggetto e decidere l'altezza della fotocamera rispetto ad esso (le ripresa dall'alto o dal basso introduce una distorsione del soggetto, cosa che può servire a correggere lievemente eventuali difetti del viso).

Potete facilmente capire come la cosa più interessante nel fare fototessera non sia la sfida tecnica per realizzare un immagine di alta qualità, bensì quella nell'affrontare quell'universo di soggetti che si pongono (quasi sempre controvoglia) di fronte ad un obiettivo fotografico. La varietà di questa Clientela spesso giustifica i sacrifici della professione del fotografo.

Il Cliente di Fretta

"Ho il pullman tra tre minuti, ce la fa a farmi una fototessera che mi scade la patente?"

"Guardi che per la patente, per il rinnovo, non servono le foto"

"Come? Ah , beh, senta me le faccia lo stesso, non si sa mai"

Questo tipo di Cliente si siede sullo sgabello con la giacca a vento (è un tipico Cliente invernale) con la borsa o il borsello a tracolla, accenna un sorriso identico a quello che fa all'esattoria per gentilezza, e attende.

Il fotografo sta per scattare dicendo in contemporanea il classico guardi qua, o guardi me, che il Cliente di Fretta esclama:

"Non mi sono pettinato, aspetti un secondo, ha per caso uno specchio? Un pettine? Un po' di gel?"

Passano due minuti e si risiede spettinato come prima.

Il fotografo, paziente, "Guardi qua..."

"Un attimo, non è meglio se tolgo gli occhiali? "

"Non saprei, lei come si vede di solito?"

"Con, anzi senza, ma quando guido..."

"Guardi qua..."

"Ma che ore sono? O dio, il pullman, ma quanto ci vuole per questa fototessera..."

Flash.

Dopo due minuti appare la stampa Polaroid. Il Cliente Di Fretta la controlla con attenzione e, tutto sommato, si piace. Per dimostrare che il fotografo è stato bravo tira fuori la carta di identità vecchia di tre anni per mostrare come era venuto male su quella foto, poi si ferma un quarto d'ora a parlare del più e del meno e, salutando, sparisce per sempre. Il Cliente Di Fretta non entra mai due volte nella vita nello stesso negozio.

Il Cliente Lento

È anziano, direi tra i centotrenta e i centosettant'anni, si accompagna con un bastone e la nipotina ottantunenne. La lentezza del Cliente Lento è tutta nel tempo che impiega a raggiungere lo sgabello, prendere la mira, girarsi e sedersi.

Quasi all'unisono con il flash, il Cliente Lento, come proiettato da una molla, è già in piedi che si sta rimettendo il cappotto; invariabilmente sulla foto risulta con gli occhi chiusi, e quindi la procedura va ripetuta. Generalmente il Cliente Lento ha la caratteristica di entrare in negozio alle 12.28 o alle 19.26.

Il Cliente Brutto

"Mi raccomando, sono già stato da tre fotografi e non sono soddisfatto, guardi qua!" e sbatte sul banco una serie di fototessera che lo ritraggono, esattamente come è. Il Cliente Brutto è senza capelli, ha gli occhiali sferici, rughe ovunque, un vistosissimo eritema sul collo, la barba non fatta e veste i colori del piombo.

Con timore il fotografo lo fa accomodare sullo sgabello, il Cliente Brutto si siede ed assume un'espressione accigliata tipo tacchino a Natale. Qui i casi sono due, o la foto non piace, e viene accolta con un "sì, vabbè, quanto le devo?" o il fotografo riesce con grande fortuna a realizzare una fotografia che piace al Cliente brutto. Allora partono strette di mano ed esclamazioni "lei sì che è bravo guardi che roba, le porto anche mia suocera!" (questa è la situazione peggiore perché la fortuna non è sempre presente e la suocera del Cliente Brutto è immancabilmente una Cliente Brutta, Lenta e spesso Dispari).

Il Cliente Dispari

Il sistema per le fototessera Polaroid impressiona una pellicola 8,5x10,5 cm tramite 4 obiettivi con 4 immagini del soggetto. Il Cliente Dispari entra in negozio e dice:

"Ho bisogno di tre fototessera" oppure "Ho bisogno di cinque fototessera"

"Se ne possono fare quattro per volta, quindi o quattro o otto"

"Ma a me non servono quelle in più!"

"Mi spiace, ma non è possibile fare altrimenti"

"Vuol dire che mi farà lo sconto".

Il Cliente Che Si Muove

Come dice il suo nome, il Cliente Che Si Muove non è fotografabile. Per sua natura riconosce la frazione di secondo in cui il fotografo sta per scattare e si gira. Invariabilmente viene ritratto di tre quarti o più spesso di profilo, talvolta un effetto mosso della sola testa ricorda le sperimentazioni fotografiche del movimento futurista, ma questo il Cliente Che Si Muove non lo sa. Una volta, casualmente, riuscii a fare una fototessera perfettamente inquadrata, ferma e frontale ad un Cliente Che Si Muove. "Non le sembra troppo frontale? Non mi ci vedo mica, io, non si potrebbe rifarla?" Come un piatto di minestra a chi ha fame, rifare una tessera a chi non si piace non si rifiuta. Quel Cliente Che Si Muove venne ritratto nella sua esatta natura, mosso. Gradì moltissimo la fotografia, pagò e andò via.

Il Cliente Con Gli Occhi Chiusi

Questa tipologia di cliente è molto vasta, assolutamente non riconoscibile se non dopo il terzo scatto in cui appare con gli occhi chiusi. È dotato di un sistema nervoso tale che gli permette di muoversi con una velocità sestupla rispetto ad un normale essere umano. In questo modo, spesso non visto dal fotografo, riesce a chiudere gli occhi in perfetta sincronia con lo scattare del flash. Il risultato è sempre lo stesso, il cliente viene ritratto in pose piacevolissime ma con gli occhi chiusi, Per sfortuna sua e del fotografo, quando per pura casualità il Cliente Con Gli Occhi Chiusi viene ritratto con gli occhi aperti, ha espressioni terrificanti, bocca storta, ciuffi di capelli totalmente incontrollati, e talvolta, ma data la velocità del Cliente il fotografo non se ne poteva accorgere, in fotografia appare con le dita nel naso.

Il Cliente Teppa

Ha circa sette anni, i capelli dritti, i denti storti, e troppa energia. Ha spesso come genitori clienti tristi, parla poco e rompe molto. Entra accompagnato da un sonoro ceffone e dall'avvertimento "adesso fai il bravo che devi fare la foto, ti ho appena cambiato e sei già conciato che fai schifo!". Viene fatto accomodare e fotografato. Il tempo, diceva Einstein, è relativo. Una tessera Polaroid si sviluppa in circa due minuti, gli stessi due minuti permettono al Cliente Teppa di eseguire, nell'ordine, i seguenti atti: scende dallo sgabello, si avvicina alla Polaroid e mette un dito marmellatoso su ciascun obiettivo, svita il blocco in altezza della colonna cosicché la fotocamera cade fragorosamente fino a fondo corsa, sposta i cavalletti che sorreggono i flash, si sposta in altra parte del negozio, mischia tutti gli album portafoto, provoca la caduta delle cornici a giorno e dei depliant della Nikon, inciampa in un cliente, si ferma, schiena alla porta, impedendone l'apertura; finalmente si vede in fotografia, il genitore paga, ma uscendo gli cadono le fototessera nelle griglie delle cantine, al che si ricomincia.

Il Cliente Che Mi Scappa Da Ridere

Il Cliente Che Mi Scappa Da Ridere solitamente è una ragazza tra i quindici e i vent'anni. Arriva sempre in compagnia, nel senso che si presenta in negozio assieme a una decina di amici e amiche. Si sistema sullo sgabello e pronuncia, rivolta agli amici, la fatidica frase: "Mi raccomando, non fatemi ridere...". Come spinti dalla forza di Dio gli amici si mettono alle spalle del fotografo ed intonano una litania di consigli tipo "stai dritta", "sorridi di più", "togli gli occhiali" se li porta, "metti gli occhiali" se non li porta; nel frattempo Il Cliente Che Mi Scappa Da Ridere ride a crepapelle. Dopo 10 minuti stanno ridendo tutti, anche il fotografo (ma non sempre). Il Cliente Che Mi Scappa Da Ridere ha esibito una quantità di espressioni esilaranti che nemmeno Jerry Lewis possedeva. Mosso dall'istinto di sopravvivenza il fotografo, a occhi chiusi, scatta la fototessera. Dopo due minuti consegna le quattro fotine e l'allegra comitiva si disperde.

Il Cliente Che Si Cambia La Giacca

Esistono due categorie di Cliente Che Si Cambia La Giacca: i civili e i militari; questi ultimi, avendo il bisogno di fototessera in divisa e non volendo indossarla se non per lavoro, si presentano con la giacca in un sacchetto di plastica, e chiedono di potersi cambiare la giacca per la fototessera. In genere sono estremamente educati, tuttavia capita che riportino delle richieste in burocratese ministeriale che generalmente sconvolgono il fotografo.

"Ho bisogno di quattro fototessera, in formato 6.5x9.2 in bianco e nero da lastra singola".

La mandibola del fotografo sfiora il battiscopa.

Alla fine comunque ci si accorda quasi sempre per le classiche fototessera a colori. L'unica richiesta che non riuscii a soddisfare fu quella di un ufficiale degli Alpini: voleva le fototessera in cui si vedessero l'onorificenza sul taschino della giacca ed il cappello con tutta la penna. La fototessera sarebbe risultata 3x12 centimetri.

Il Cliente Che Si Cambia La Giacca civile invece mi lascia sempre stupito, arriva in negozio con un bel completo tinta unita o principe di galles, ma, aperto il sacchetto che contiene la giacca di ricambio, estrae un drappo che a prima vista sembra un cartoncino cromatico Kodak. Indossa con disinvoltura un capo su cui non dormirebbe il mio gatto, e così si fa riprendere. Il fotografo tenta un approccio curioso "le servono per il passaporto?" Il Cliente Che Si Cambia La Giacca distrattamente risponde "No, sa, me le hanno chieste sul lavoro". Dopo anni di fototessera ho una mia certezza, il Cliente Che Si Cambia La Giacca, civile, lavora al circo.

Il Cliente Storto

La spina dorsale del Cliente Storto è stata disegnata a ricalco sulla statale dello Stelvio. Non che la cosa appaia nella sua normale postura, il Cliente Storto è storto solo sullo sgabello delle fototessera. Quando il fotografo, dopo averlo invitato a sedersi sullo sgabello, lo traguarda nel mirino, nota che la spalla destra è bassa, la spalla sinistra è rivolta indietro, il collo è sparito, in compenso la testa è di quindici centimetri abbondanti decentrata dal busto, il quale sembra proteso a petto in fuori sulla sinistra e lascia cascare con evidenti pieghe l'abbigliamento sulla destra. Intanto Il Cliente Storto sorride.

Il Cliente Mi Faccia Bello

Potrebbe sembrare simile al Cliente Brutto, ma il Cliente Mi Faccia Bello spesso brutto non lo è. Semplicemente non si piace. Questo basterebbe a complicare enormemente la vita del fotografo, ma non basta; il Cliente Mi Faccia Bello oltre a non piacersi si sforza di assumere espressioni che lascerebbero attonito un antropologo.

Sedutosi sullo sgabello il Cliente Mi Faccia Bello assume un sorriso a denti aperti e bocca dritta, stile vampiro, strizza gli occhi per paura del flash e protende la mascella in segno di sfida. Il fotografo è disarmato.

La mia strategia, nel momento in cui mi trovo di fronte un Cliente Mi Faccia Bello è quella di prendere tempo, alzo e abbasso la macchina, dò qualche indicazione di posa generica, insomma prendo tempo, confidando nel fatto che il Cliente Mi Faccia Bello non può mantenere quell'espressione assurda per molto tempo. A volte funziona ma, attenzione, il Cliente Mi Faccia Bello quasi mai si piace, quindi preparatevi a frecciatine o richieste di sconto al momento del pagamento.

Epilogo

A naso, avrò scattato circa quindicimila fototessera, in un ragionevole numero di anni. Quello che mi lascia comunque perplesso è la mancanza di personalità delle nuove generazioni. Sono tutti belli, ben vestiti, hanno le stesse facce che vedi in televisione, insomma, sono tutti un po' "di plastica". Ho notato questa cosa nel momento in cui ho dovuto scattare delle fototessera ad una cinquantina di operai dell'est in trasferta per una grande impresa della zona. Man mano che separavo le Polaroid mi trovavo di fronte a fotografie importanti. Ritratti da cui usciva la personalità del singolo. "Sono improvvisamente diventato il nuovo Avedon" ho pensato, ma dopo dieci secondi mi rendevo conto che il merito era dei soggetti. Visi veri, mai sforzati nel triste tentativo di assomigliare alla star di turno, orgogliosi della propria immagine. Certo, non erano fisionomie "belle", molte segnate da turni di lavoro pesante, lontananza da casa, e forse troppa vodka, ma erano fisionomie sincere. Mi è capitato di sentire ritrattisti raccontare espedienti a volte pazzeschi per ottenere un minimo di realtà nell'espressione del soggetto. Se siamo arrivati a questo vuol dire che qualcosa in noi, o in quel che ci circonda, non funziona a dovere.

Fabio Santini © 04/2000
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