SIGMA FP
Seconda parte del test approfondito. Pregi, difetti e particolarità
Rino Giardiello, dicembre 2019

Poter provare una fotocamera tutti i giorni per oltre un mese inserendola nel proprio normale flusso di lavoro, significa scoprirne tutti i pregi ed i difetti nelle diverse condizioni d’uso senza lasciarsi condizionare dalle prime impressioni, positive o negative che siano.

In particolare, si ha la tendenza a non accettare ciò che è diverso salvo scoprire, con l’uso prolungato, che funziona meglio. La Sigma fp (la prima parte del test è qui) è indubbiamente una fotocamera piacevole, molto comoda e facile da usare fin dal primo momento: viste le ridotte dimensioni ed il peso piuma per una FF ad ottiche intercambiabili, non è un grosso sacrificio portarla sempre nella tracolla o nel marsupio. Non è certo una fotocamera da tasca, ma per esserlo doveva essere una compatta dotata solo di ottica fissa come l’ottima Sony RX1 che, oltre al limite di non poter cambiare obiettivo, costa molto di più.

In termini di tascabilità l’abbinamento con il Sigma 45/2.8 Contemporary è l’ideale, ma - per una maggiore versatilità - preferirei una focale più corta (vedi la scelta di Sony con il piccolo Zeiss 35mm o la Leica Q con il 28mm Summilux).

Sigma fp funzione fill light in camera

Ottima la possibilità di poter postprodurre le foto in camera in maniera molto efficiente: in questo caso la foto, già molto buona, è stata migliorata utilizzando la funzione "Fill Light" che ha abbassato le alte luci del cielo schiarendo le ombre. In tal modo la strada, quasi al buio, è stata schiarita senza che le luminarie natalizie perdessero i colori. Obiettivo Sigma 24-105 F/4 Art a 105mm a mano libera con 1/30 di secondo.

Usabilità
La Sigma fp è piccola, leggera e maneggevole. Le ridotte dimensioni non sono un problema utilizzando le nuove ottiche della serie DN, più piccole e leggere delle versioni DG, studiate apposta per le mirrorless compatte come la Sigma fp e le Sony delle serie A7 e A9, ma lo diventano quando si usano ottiche più grandi e pesanti, in particolare quando si usano i Sigma Art serie DG con l’adattatore MC-21. In questi casi l’impugnatura supplementare diventa indispensabile. L’adattatore MC-21 è stato progettato bene e, prevedendo l’uso di ottiche molto pesanti, ha la propria filettatura per il treppiedi in modo da spostare il baricentro in avanti e non far gravare il peso dell’ottica sulla baionetta della fotocamera. Questa accortezza ha il rovescio della medaglia che, a mano libera, bilanciando sul palmo della mano sinistra un obiettivo come il Sigma 24-105 Art, la parte “squadrata” con l’attacco per il treppiedi capita sulla mano e non è gradevole quando si deve impugnare la fotocamera per diverse ore.

Sigma MC-21

Fortunatamente Sigma, consapevole del problema, ha fatto in modo che la sporgenza con l’attacco per il treppiedi dell’MC-21 possa essere rimossa facilmente con una piccola brugola in dotazione. Da notare anche come Sigma abbia voluto premiare gli utenti Sigma SA (SA è la baionetta delle fotocamere Sigma con il sensore Foveon e, prima, delle reflex a pellicola) fissando il prezzo dell’MC21 SA/L-mount (listino 99,00 Euro) a quasi 1/3 del corrispondente EF/L-Mount (listino 280,00 Euro).

Sigma MC-21 smontabile

Il dialogo tra la vecchia ottica ed il corpo della Sigma fp è perfetto e totale, l’autofocus è sempre molto preciso e diventa lento solo in condizioni di poca luce o scarso contrasto.

La Sigma fp, con le ottiche native, è veloce e reattiva come le concorrenti più dirette. Non è un test al cronometro, ma è ciò che si prova nell’uso pratico ed è quello che conta davvero.

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

Ottima la resa del Sigma 14-24/2.8 Art della nuova serie DN anche a 14mm a tutta apertura. Un perfetto connubio con la piccola mirrorless di Sigma.

La piccola batteria, la stessa BP-51 delle Sigma serie dp, dura molto, oltre il doppio che sulle compatte ad ottica fissa dotate di sensore Foveon Quattro. Usando la Sigma fp durante un servizio di fotografia industriale con il cliente che voleva vedere in continuazione le foto scattate, senza mai spegnere la fotocamera per ore, sono arrivato a scattarne oltre 700 (1400 file DNG+JPG nella scheda di memoria) ed avevo ancora l’ultima tacchetta. Poiché anche la scheda SD da 32GB era quasi piena, ho cambiato scheda e batteria senza poter verificare la durata totale, ma mi reputo più che soddisfatto dall’autonomia della Sigma fp nell’uso reale.

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

Cliccate sulla foto per vederla di dimensioni maggiori. La pulizia è davvero notevole anche nei dettagli più minuti e si vedono le stelle (vicino al palazzo sulla destra, si riconoscono le Pleiadi, vedi schermata della stessa foto al 100%). Obiettivo Sigma 24-105 F/4 Art a 24mm.

Pleiadi con Sigma fp © Rino Giardiello

L’otturatore elettronico
La Sigma fp è dotata del solo otturatore elettronico, cosa che ha permesso di contenere peso, dimensioni, rumorosità e vibrazioni. Tutto bene dunque? Purtroppo no. Tutti gli otturatori elettronici, per loro stessa natura, hanno dei limiti che possono essere più o meno importanti a seconda delle proprie necessità fotografiche.

1) Il tempo di sincronizzazione con la luce flash è 1/30 in JPG e 1/15 in DNG.
Per me questo non è un problema perché uso raramente il flash in pieno sole (se proprio devo usare una luce di schiarita, preferisco i pannelli riflettenti). In studio, poiché la luce che domina è quella dei flash rispetto all’illuminazione della sala pose, va bene lo stesso, non per niente in passato lavoravo bene con la Pentax 67 che ha il sincroflash proprio ad 1/30 come la Sigma fp. Se lavorate spesso con un flash poco potente in pieno sole, potreste non farcela.

2) Luce a fluorescenza.
Le sorgenti luminose a fluorescenza hanno sempre uno sfarfallio del quale non ci rendiamo conto, ma l’otturatore elettronico sì. Queste luci si accendono e spengono molto rapidamente (le più comuni sono i classici neon) e possono provocare bande più scure sull’immagine quando questa viene “pennellata” dall’otturatore elettronico. E’ un difetto comune a tutti gli otturatori elettronici ed è inevitabile salvo utilizzare i tempi di 1/100, 1/50 ed 1/25 (attenzione, devono essere esattamente questi: impostando 1/60 le bande appaiono lo stesso). La Sigma fp ha un sistema anti-flickering automatico molto efficiente ma, per poter funzionare, si deve lasciar fare tutto alla fotocamera impostandola in Program.

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

Flickering. A sinistra un normale neon fotografato con il tempo di scatto di 1/250, a destra con 1/100 di secondo.

Il flickering può essere un limite più o meno grande a seconda delle situazioni in cui si fotografa normalmente o “in quale modo” si fotografa. Per esempio, nella fotografia di architettura d’interni - il settore in cui lavoro di più - è molto probabile che ci siano delle luci a fluorescenza, ma a livello professionale non farò mai delle foto a mano libera: con la fotocamera sul treppiedi, usando 100 ISO ed un diaframma ottimale, il tempo di scatto sarà sempre abbastanza lento ed esente dal problema. Anche nella fotografia di teatro o ai concerti le fonti luminose non sono mai i neon, ma possono capitare nei ristoranti o, come è successo a me, nel camerino del mitico pianista jazz Kenny Barron (dopo il primo scatto ad 1/250 ho immediatamente impostato 1/100 di secondo ottenendo questo simpatico ritratto con il Sigma 50/1.4 Art a tutta apertura). In situazioni di reportage in luce artificiale mista o se si hanno dubbi, la cosa migliore è impostare la fotocamera in Program e lasciare fare a lei. Ovviamente, è possibile verificare subito la presenza di bande esaminando lo scatto effettuato (sono ben visibili anche sul display).

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

3) Distorsione a causa della velocità.
A causa della velocità del soggetto (o del fotografo: nel mio caso il soggetto era immobile, ma io ero sul treno), si può avere una distorsione come in questa fotografia scattata con un’altra fotocamera dotata di otturatore elettronico. Sigma, nel manuale della fp, ci mette sull’avviso - “When shooting a fast-moving subject, distortion may occur” - tuttavia, nonostante le numerose prove, non sono riuscito ad ottenere foto deformate in questo modo con la Sigma fp.

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

Stabilizzazione elettronica
La Sigma fp non è dotata di stabilizzazione sul sensore, ma è previsto un sistema di stabilizzazione via software che prende in esame 3 diversi fotogrammi per eliminare il mosso. La stabilizzazione elettronica, se attiva da menu, si disattiva automaticamente nel caso venga montato un obiettivo dotato di stabilizzazione ottica come, nel mio caso, il Sigma 24-105/4 Art tramite il Mount Adapter MC-21.
La stabilizzazione elettronica della Sigma fp fa perdere circa il 5% dell’area inquadrata (valore dichiarato da Sigma) e funziona solo fotografando in JPG senza funzioni aggiuntive (per esempio l’HDR o “Low ISO”) ma, nelle prove che ho fatto, si è rivelata molto efficiente anche se non può competere con la versatilità della stabilizzazione ottica che permette di fotografare anche in DNG o con qualsiasi altra impostazione supplementare.

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

Resa eccellente e messa a fuoco perfetta anche in condizioni di scarsissima luminosità con l'ausilio della stabilizzazione elettronica. Sigma 45/2.8 DG DN a F/2.8 con 1/4 di secondo a mano libera.

Low ISO e High ISO
La Sigma fp ha una gamma di sensibilità che va da 100 a 25600 ISO (da 100 a 6400 ISO in automatico), ma ha la possibilità di espandere tali valori nel menu attivando le voci “Low ISO” e “High ISO”. Per me, puntando comunque ad avere immagini di buona qualità, 6400 ISO sono già più che sufficienti e la Sigma fp a 6400 ISO fornisce ancora ottime immagini dal rumore molto contenuto (vedi confronto con quelle della Sony A7 III e tabella alle varie sensibilità), ma - nelle condizioni disperate in cui occorra portare per forza la foto a casa senza preoccuparsi troppo della qualità e dell’eccessivo rumore - si può arrivare a 102400 ISO. Utile per i reporter mentre, chi punta ad ottenere immagini di qualità, resterà sempre nella gamma di ISO di base. Le foto scattate a 102400 ISO nella quasi oscurità, comunque, sono miracolose e, fino a pochi anni fa, molte reflex facevano lo stesso rumore a 3200 o 6400 ISO.

Ben diverso è il discorso dell’espansione “Low ISO” che arriva sino a 6 ISO. Questi valori bassi sono ottenuti con un numero di immagini multiple combinate stesso in camera che portano ad una notevole riduzione del rumore e ad una apparente, maggiore nitidezza dovuta all'assenza di rumore. Il “trucco” è simile a quello della funzione SFD delle recenti fotocamere Foveon della serie Quattro (che combinano però 7 scatti con 7 diverse esposizioni da -3 a +3, non scatti identici), infatti anche i limiti sono gli stessi: se il soggetto è in movimento o si muove la fotocamera, si possono creare immagini fantasma o disallineamenti. Come funziona? Molto bene, ma non aspettatevi miracoli: la qualità della Sigma fp è già talmente buona a 100 ISO che non riesce a migliorare di molto scendendo a 6 ISO. Fotografando la solita libreria del test, si nota facilmente il minor rumore nelle zone d’ombra ed una maggiore nitidezza sui titoli dei libri. Puntando al massimo, quindi, c’è questa opzione in più che può tornare molto comoda per migliorare la qualità delle immagini, ma anche per ottenere dei tempi di posa più lenti senza dover ricorre per forza ai filtri ND (cliccare sulla foto - sono già le schermate delle foto a 100 e 6 ISO al 100% - per vederla a dimensioni reali anche se la compressione jpg ha minimizzato le differenze).

Sigma fp a 6 ISO

Conclusioni
Dopo un mese di utilizzo della Sigma fp posso confermare le prime favorevoli impressioni: in un corpo così piccolo e leggero c’è un ottimo strumento per produrre immagini oltre che video. Mi avrebbero fatto piacere il mirino elettronico, il display orientabile e la stabilizzazione sul sensore, ma - dovendone scegliere uno - a gusto personale preferirei il display orientabile che mi permette una maggiore libertà di inquadrare senza fare acrobazie. L’otturatore elettronico, come tutti gli otturatori elettronici, ha i suoi limiti in particolari condizioni. La trovo eccellente come secondo corpo all’interno di un sistema L-Mount o, come nel mio caso, nel corredo Foveon, ma può essere anche il primo corpo per chi deve risparmiare peso e dimensioni al massimo, per esempio, chi deve viaggiare, i fotografi di montagna senza dimenticare, ovviamente, chi vuole fare riprese video e foto durante lo stesso servizio. Notevole la grande cura di Sigma per la realizzazione della fp già in fase di progetto: basta pensare che, per non perdere il gommino che si toglie dalla macchina per montare l’adattatore flash, c’è un incavo predisposto nell’adattatore stesso. Piccoli dettagli che provano la cura di Sigma per i particolari.

Rino Giardiello © 12/2019
Riproduzione Riservata

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Curiosità: la Sigma fp con il 45/2.8 Contemporary senza paraluce, pesa 640 grammi mentre la compatta Sigma dp2 Quattro, che ha la stessa lunghezza focale (30mm sull'APS-C equivalenti a 45mm sul FF), senza paraluce, ne pesa 437. Il paraluce in metallo del 45/2.8 pesa ben 42 grammi!

Review Sigma fp © Rino Giardiello Nadir Magazine

La Sigma fp ha dimensioni e peso molto simili a quello della storica Sony NEX-5 con lo zoom 18-55 di serie. Notevole visto che la NEX-5 è APS-C. Anche la NEX-5 non disponeva di mirino elettronico e stabilizzazione sul sensore, introdotti solo con i successivi modelli.