TEST FUJIFILM X-E2
Tecnologia moderna e stile retrò. Prova sul campo

Agostino Maiello, maggio 2015

All’interno della gamma delle fotocamere Fuji, la X-E2, annunciata nell’ottobre del 2013, è un modello intermedio, che si colloca tra la coppia entrylevel X-M1/X-A2 (il nostro test della M1 lo trovate qui) e le due fotocamere di fascia superiore, la X-T1 e la X-Pro1.

La E2 prende il posto della E1, uscita esattamente un anno prima, e le similitudini non sono poche. Esteriormente, infatti, le due fotocamere si assomigliano moltissimo e solo un’osservazione più attenta consente di distinguerle. Il frontale è identico, dal design pulito e privo di comandi ad eccezione del pulsante di sblocco dell’obiettivo e del selettore della modalità di messa a fuoco (singolo, continuo, manuale). Altrettanto identici i due lati; quello destro è vuoto, mentre quello sinistro presenta uno sportellino che cela tre connettori (USB, microfono, HDMI). E’ soltanto il dorso a differenziare i due modelli: i pulsanti sono stati redistribuiti - nel senso che fisicamente sono gli stessi, ma per alcuni è stata modificata la funzione associata. L’altro cambiamento evidente è il monitor, che passa a 3 pollici di diagonale (contro i 2,8” della E1) e ad 1,04 milioni di punti di definizione (rispetto ai 420mila del monitor della E1: un bel salto). Come nel caso della E1, si tratta di uno schermo fisso, e non sensibile al tocco; mentre non troviamo significativa l’assenza del touch-screen, ci pesa un po’ non avere lo schermo orientabile, una caratteristica (presente sulla M1 e sulla T1) che apprezziamo molto specie nella fotografia di strada e più in generale nel reportage, ambiti d’elezione delle mirrorless Fuji.

Il fondello della E2 ospita l’attacco per il treppiede ed un vano contenente la batteria e la scheda di memoria, di tipo SD. La batteria è la solita NP-W126 (la medesima di tutti i modelli della famiglia: Pro-1, T1, E1, M1, A1 ed A2). Come sempre in questi casi, fotocamera piccola e con mirino elettronico uguale batteria piccola ed usata spesso, quindi: quando uscite portatene un’altra in tasca, anzi due. Su Amazon si trovano a pochi Euro delle batterie compatibili (le ChiliPower o le Patona) che vanno bene e costano una frazione delle originali.
E’ “sotto il cofano” che ci sono le novità più evidenti rispetto alla E1. Il sensore è un 16mpx APS-C di fabbricazione Sony e con davanti il filtro X-Trans, con in più una serie di elementi (86mila) per l’autofocus a rilevamento di fase, a beneficio della velocità di messa a fuoco. Si tratta dello stesso sensore già visto ed apprezzato sulla X100S e sulla X-T1. Anche il processore d’immagine (quello di Fuji si chiama EXR) è stato migliorato, dunque si fregia dell’etichetta EXR II; è lo stesso della X100S, della X-T1 ed anche della piccola X-M1 (che però ha il sensore di prima generazione). Numerose altre novità, infine, riguardano i menu, con varie aggiunte e migliorie, ed altri aspetti legati all’utilizzo ed all’operatività della fotocamera (la E2 è più veloce a scrivere i file, il mirino ha una frequenza di aggiornamento più elevata in poca luce, ecc.).

D’accordo, non è un motoscafo off-shore da 60 nodi, ma questo scatto è stato pre-visto, composto, focheggiato e scattato al volo durante una passeggiata. La E2 ha consentito di portare a casa la foto (nitida e con la corretta focheggiatura sull’uomo con gli occhiali).

In mano
Chi apprezza le fotocamere dallo stile tradizionale non potrà che gradire, e non poco, la E2: anche se qualche amico danaroso ci ha un po’ irriso dicendoci “Ah, una Fuji… le Leica dei poveri” (a chi ha una Leica si può sempre replicare “No, sei tu che hai le Fuji dei ricchi”), di sicuro si tratta di una fotocamera piacevole da guardare oltre che da impugnare ed utilizzare. Né troppo piccola né troppo grande, quando abbinata ad obiettivi di dimensioni contenute (ad esempio il 18mm, il 27mm ed il 60mm, per restare in casa Fuji) è piuttosto compatta e, per quanto non sia possibile infilarla in un taschino, la si può sistemare senza troppi problemi in una classica borsetta a tracolla (o, d’inverno, nelle tasche di un giaccone). E’ banale osservare che se la si inizia a corredare di ottiche luminose o dalle lunghe focali la portabilità va a farsi benedire ma, va detto, si può sceglierle se farlo o meno a seconda dei vincoli di peso ed ingombro che si hanno volta per volta. In ogni caso, a fine giornata l’aver portato in giro per ore diversi etti di corredo in meno sono un bel sollievo per spalle e schiena, rispetto ad un più sostanzioso corredo reflex.
Il frontale e la calotta superiore sono in lega di magnesio; dorso e pulsanti sono invece in policarbonato. Nel complesso, anche se non siamo in presenza di una Leica M (siamo poveri, ricordiamolo), si impugna con piacere senza avere affatto la sensazione di avere tra le mani un giocattolo.

Le piccole dimensioni e la silenziosità consentono spesso di “rubare” scatti. Peccato per le schermo non orientabile, che in situazioni di questo tipo sarebbe davvero utile.

Chi ha già pratica delle Fuji si troverà subito a suo agio con la E2, vista la sostanziale uniformità dei comandi e dei pulsanti tra i vari modelli; in generale comunque l’interfaccia utente appare ragionevolmente strutturata ed abbiamo potuto verificare che anche persone alle prime esperienze con le Fuji, presa in mano la E2, bene o male non ci hanno messo molto per prendere confidenza con i comandi essenziali della fotocamera (ovviamente parliamo comunque di persone abituate ad usare fotocamere digitali).
Del resto, la filosofia dell’essenzialità rende l’uso della E2 piuttosto immediato: non ci sono troppi fronzoli e, con la semplice combinazione di due ghiere (quella dei tempi sulla calotta superiore, ed una più piccola sul dorso), si gestiscono le modalità di ripresa. Va premesso che alcune ottiche Fuji hanno la ghiera dei diaframmi, ed altre (il 27mm e quelle della serie XC) no. Con le ottiche equipaggiate di ghiera, impostando “A” sia sulla ghiera dell’obiettivo che su quella della E2 si lavora in Program; impostando “A” sull’obiettivo e selezionando (sulla fotocamera) un tempo, si lavora in Priorità dei tempi; impostando “A” sulla ghiera della fotocamera (ed un qualunque valore di diaframma sull’obiettivo), si lavora in Priorità di diaframmi; impostando a mano tempi e diaframmi, infine, si lavora in manuale. Con le ottiche prive di ghiera dei diaframmi, la logica è la stessa, con la sola differenza che anziché agire sulla ghiera dell’obiettivo si opera sulla piccola ghiera presente sul dorso della E2 - la quale, appunto, regola i diaframmi dell’obiettivo, ed a fine corsa prevede anche il valore “A”.
Il pulsante Q sul dorso consente di richiamare al volo alcuni parametri di ripresa, per poterli verificare ed eventualmente modificare al volo (senza dover cioè ricorrere ai menu); inoltre è possibile associare alcune impostazioni di uso più comune ai pulsanti personalizzabili, che sono quattro (Fn, Fn2, più i due pulsanti originariamente dedicati al blocco dell’AF e dell’esposizione).
Il mirino elettronico è di buona qualità, anche se ci sarebbe piaciuto poter avere un oculare più profondo; chi porta gli occhiali dovrà spesso ripararsi con una mano durante le riprese in giornate particolarmente luminose il che, se è tutto sommato fattibile mentre si stanno usando ottiche leggere, non è certo il modo migliore per garantirsi stabilità (e quindi nitidezza) con ottiche più pesanti e voluminose.

Altro vantaggio delle fotocamere piccole: reggendo la E2 con una sola mano (l’altra mano, come si vede dalla foto, era impegnata…) abbiamo portato a casa una foto simpatica, nitida e correttamente focheggiata.

Le prestazioni sul campo
Non siamo certo in presenza di una reflex ma l’AF della E2 si è mostrato sufficientemente veloce e preciso da coprire molte situazioni di ripresa. Anche in poca luce non ha mostrato particolarmente la corda, garantendo prestazioni più che dignitose. L’AF continuo non lo useremmo per andare a fotografare un gran premio di MotoGP ma per esigenze meno estreme è più che adeguato. In generale, quando abbinata ad un’ottica adeguata (non tutti gli obiettivi Fuji hanno le stesse prestazioni in termini di AF: caveat emptor!) la X-E2 si dimostra essere una fotocamera piuttosto affidabile e performante. L’autofocus è sempre stato un po’ il tallone d’achille delle mirrorless e, in quest’ambito, il salto in avanti dalla E1 alla E2 è visibile e significativo.
La messa a fuoco manuale, grazie al monitor nitido, è abbastanza agevole. E’ possibile semplificarsi la vita abilitando il “peaking” (pixel colorati che evidenziano le zone a fuoco) oppure usando la modalità “immagine divisa”, un po’ come negli stigmometri dei mirini ai tempi delle fotocamere a pellicola (c’erano due prismi che “spezzavano” l’immagine, che risultava “ricomposta” solo quando era a fuoco. Questo era il principio dei cosiddetti “mirini a immagine spezzata”).
Messa a fuoco a parte, la E2 è una fotocamera pratica e veloce da utilizzare. Due pulsanti separati per il blocco AE e dell’AF, personalizzabili (più altri due tasti “Fn” personalizzabili, come detto), uno ad accesso diretto per selezionare il punto di messa a fuoco, un tastino (“Q”) che consente di visualizzare al volo le impostazioni principali e, agendo sulla ghiera posteriore, di richiamare rapidamente fino a 7 configurazioni personalizzate dal fotografo (peccato solo non poter includere il formato del file nell’elenco dei parametri configurabili), costituiscono un insieme di comandi con i quali, una volta presa confidenza, si lavora efficacemente. Inoltre, sempre considerando che stiamo parlando di una mirrorless, la E2 è comunque una fotocamera sufficientemente rapida ad accendersi, a scattare, a scrivere i file, ed a scorrere tra i vari menu.

La bella luce in fase di ripresa ha contribuito a rendere piacevole un’immagine semplice e che gioca tutto sulla composizione e sui toni caldi.

Qualità d’immagine
E’ buona. Potete passare alle conclusioni!
…battute a parte, a parere di chi scrive le Fuji danno il meglio lavorando in bianconero, e la E2 non fa eccezione. Se le immagini a colori (così come uscite dalla fotocamera, beninteso: è ovvio che poi in postproduzione si possa fare di tutto) sono mediamente buone ma un po’, come dire, “piatte”, è sul BN che a nostro avviso la E2 (ma anche la M1 e la X100 ci hanno dato la stessa impressione) dà il meglio di sé. Due osservazioni per precisare meglio questa affermazione:

Sempre bello il BN delle Fuji!

Detto questo, in termini di qualità d’immagine già la E1 sapeva il fatto suo, e la E2 non delude le aspettative. A nostro avviso la riduzione del rumore applicata di default sui JPG è un po’ aggressiva (consigliamo di impostarla al minimo e di lasciarla così, per ridurre l’impatto di questo intervento in-camera), ma a parte questo c’è poco da dire. Le ottiche Fuji sono valide e, anche grazie alle correzioni effettuate via software, alla fine i risultati sono sempre buoni da tutti i punti di vista: risolvenza, aberrazioni, distorsione, colori, gamma dinamica, ecc. raramente deludono e, specie quando abbinata ad obiettivi di elevata qualità, la E2 può davvero regalare grosse soddisfazioni.
Due parole sulla gamma dinamica: la E2 offre due parametri sui quali agire, il “DR” (Dynamic range”) e la Simulazione film. Il primo agisce sulle alte luci (sono possibili tre livelli: 100, 200 e 400), tentando di recuperarle il più possibile. Il secondo invece riguarda in generale la curva tonale nonché la resa cromatica. L’impostazione standard è chiamata Provia (chi scrive ne ha già sentito parlare…), e sono disponibili anche le modalità Astia (morbida, ideale per ritratti), Velvia (satura), Classic Chrome, Seppia, diverse modalità per il BN, e due modalità Pro Negative (con contrasto standard oppure più elevato). Infine è possibile impostare in maniera globale i livelli delle Ombre e delle Alte Luci, parametri che agiscono in blocco su tutti i valori al di sotto o al di sopra del grigio medio.
Combinando opportunamente questi tre gruppi di parametri è possibile sperimentare il loro effetto complessivo e regolarsi di conseguenza per valutare come configurare la macchina in base ai propri gusti ed alle proprie condizioni di ripresa.

Conclusioni
Inutile ripetere qui tutte le varie osservazioni, positive (molte) e negative (poche) fatte sulla E2 nel corso della recensione. Si tratta indubitabilmente di una buona fotocamera, che s’inserisce bene nel sistema piuttosto completo ed organico che Fuji sta costruendo anno dopo anno. Qualcuno potrebbe obiettare che Fuji va avanti da anni con lo stesso sensore, ed in parte è vero, ma va anche osservato che un po’ tutto il comparto sta tirando il fiato da questo punto di vista e, se fino ad alcuni anni fa praticamente ogni 18 mesi arrivava sul mercato una nuova generazione di sensori visibilmente migliori dei precedenti, questo ritmo si è abbassato; oggi passano anche 4/5 anni prima che i nuovi sensori mostrino effettivamente grossi miglioramenti, visibili ai più, in termini di qualità d’immagine nuda e cruda. Bene per chi compra, un po’ meno per chi vende (ed i numeri di vendita dei produttori di fotocamere degli ultimi anni sono lì a dimostrarlo). Resta il fatto che il 16mpx della E2 (per chi può dormire la notte pur sapendo di avere 16mpx anziché 20 o 24, s’intende), abbinato com’è ad un corpo macchina ben fatto e ben equipaggiato quale appunto la E2 può garantire ottimi risultati quasi in ogni ambito di applicazione, il tutto spendendo una cifra ragionevole e senza doversi portare in giro chili e chili di corredo. Naturalmente si può avere di meglio, ma come in tutti i casi bisogna sempre porsi tre domande: quanto di meglio posso comprare? E quanto mi serve questo “meglio in più”? E infine: quanto mi costa (in termini economici e di pesi e ingombri) questo “meglio”?

Agostino Maiello © 05/2015
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