FUJIFILM FINEPIX x100
Test della digitale 'vintage'

Paolo Limoncelli, luglio 2011

Fujifilm torna a dire la sua nel mondo delle macchine digitali APS-C e lo fa con un prodotto anacronistico nelle forme, ma con buone innovazioni. La Fuji x100 ha quasi il sapore di un ritorno al passato analogico, ma con un'interpretazione del mirino che pone interessanti basi per futuri sviluppi.

Vista di fronte la macchina è difficilmente distinguibile da una qualsiasi antenata a pellicola.

La macchina ha l'aspetto di una telemetro a ottica fissa anni '70, con un'abbondanza di ghiere incluso il controllo dei diaframmi sul barilotto dell'ottica.

LʼHybrid View Finder

La x100 si presenta con “un'innovazione” rispetto alle recenti mirrorless: un mirino ottico.
La frase è ovviamente sarcastica, e se fosse stata scritta qualche anno fa sarebbe suonata da pazzi. Purtroppo da qualche anno avere un buon dispositivo di inquadratura ottico in macchine compatte è diventato un lusso ed il prezzo di questa macchina sembra confermarlo. La Fuji offre un'interpretazione ibrida della “vecchia finestrella”, che permette di commutare istantaneamente un'immagine elettronica (EVF da 1.4 Megapixel) alla visione ottica galileiana classica.

viewfinder

Lo schema di funzionamento del mirino (fonte Fujifilm)

Oltre a questa opzione è comunque presente la ripresa da LCD (2,8” e 460.000 pixel).
Il vantaggio di un mirino ottico è aspetto non da poco: aiuta nelle riprese in pieno sole e in tutti gli altri casi in cui la visione elettronica risulta penalizzante. La soluzione ibrida permette comunque la sovrapposizione delle informazioni di scatto all'immagine ottica, con possibilità di personalizzazione dei dati mostrati (dall'esposizione, all'istogramma, alla livella ecc...), correzione del parallasse inclusa.
Il mirino copre un campo leggermente più largo dei 35mm offerti dalla lente. La commutazione è semplice e veloce grazie alla leva frontale (che in passato era associata all'autoscatto). L' EVF è di ottima fattura, ma come tutti i mirini elettronici dopo un po' stanca la vista e soffre del classico "ritardo" rispetto alla scena inquadrata, aspetto che nella impostazione ottica (OVF) non è presente.

Le caratteristiche tecniche

La macchina è costruita in maniera impeccabile: interamente in metallo e sicuramente non parsimoniosa di ghiere e selettori. L'obiettivo è un Fujinon Super EBC 23mm f2 (35mm f2 equivalenti) che offre uno schema di 8 elementi in 6 gruppi di alta qualità.
Il sensore è un CMOS APS-C da 12 Megapixel sul quale è stato effettuato un lavoro di distribuzione eterogenea delle microlenti per ottimizzare la cattura della luce ai bordi del sensore. Dalle specifiche sembrerebbe lo stesso sensore Sony che equipaggia molte reflex di qualche anno fa (Nikon e Sony), ma sul campo si comporta decisamente meglio: frutto di una maturità tecnologica ormai consolidata o si tratta proprio di un nuovo supporto? Qualunque sia la risposta le foto parlano da sole: ottica e sensore sono stati progettati in perfetta armonia e i risultati si vedono nella qualità restituita.

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Scatto al crepuscolo in Jpeg con profilo Velvia: i colori sono saturi ma il contrasto non risulta eccessivo. Anche i toni più tenui vengono mantenuti.

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Scatto convertito dal RAW: ottima la resa della materia.

La resa dell'accoppiata è vincente, la gamma dinamica e la resa cromatica sono equilibrate a tutte le sensibilità, la scelta di non usare sensore più denso paga. La gestione delle alte luci ricorda da vicino la resa dell'analogico. La x100 offre sensibilità in un intervallo che va da 100 a 12800 ISO applicabili solo usando la macchina in JPEG. In RAW è possibile registrare da 200 a 3200 ISO, segno che le altre sensibilità passano attraverso amplificazioni di tipo software, per altro molto efficaci.
Per quello che riguarda la gestione colori, Fuji si è limitata a presentare tre rese cromatiche derivanti dalle sue famose diapositive: Provia (standard), Astia (ritratto) e Velvia (adatta a paesaggi e scene ricche di colore), comunque personalizzabili per nitidezza, contrasto, saturazione ecc...
A queste si affianca un buon set di funzioni bianco e nero, gestibili anche con i classici filtri colore.

img05 Paolo Limoncelli Fuji X100 test Nadir Magazine

Bianco e nero in macchina: sono molte le possibilità di personalizzazione della resa e includono anche i classici filtri colore rosso, giallo e verde.

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Bianco e nero convertito partendo dal RAW. Il RAF della Fuji è a 12bit per canale, con unʼesposizione corretta e una stampa accurata i risultati ottenibili possono essere molto soddisfacenti.

La scrittura dei file RAW è indissolubilmente legata alla velocità della scheda SD.
Evitate schede economiche e dotatevi di una buona scheda professionale: fa veramente la differenza, la scrittura diventa istantanea e la macchina è subito operativa. In caso contrario potreste trovarvi con la x100 letteralmente inchiodata nell'intento di scrivere i 20Mb di RAF (negativo digitale Fuji).
Fuji punta molto sulla potenza di elaborazione del processore EXR che ha studiato per questa specifica macchina, tanto che ha deciso di implementare una funzione di sviluppo del RAW in camera che permette di selezionare i file e svilupparli variando tutti i parametri del caso. La resa del 23mm Fujinon ha tutta la tipica ariosità degli schemi per tiraggi ridotti e offre ottimi dettagli probabilmente grazie anche ad un filtro passa-basso molto sottile. Il JPEG della macchina è decisamente ottimo (come da tradizione Fuji), infatti anche salendo di sensibilità il rumore non risulta fastidioso (mai cromatico), i colori mantengono tutto il loro equilibrio e la perdita di gamma è comunque accettabile, anche con gli iperbolici 12800 ISO.

Lʼuso sul campo

L'uso della macchina è piacevole: uno strumento perfetto per il reportage e la street photography: leggero, compatto, solido e discreto.
E' uno strumento pensato per utenti smaliziati: non troverete scene preset e funzioni auto-tutto, ma nemmeno il classico PSAM.

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Lo scatto dell'otturatore è impercettibile, questo aiuta nel mantenere una discreta “invisibilità”.

Qui non cʼè scampo: si torna alla selezione diretta dei tempi o alla funzione priorità di apertura. Le altre priorità sono comunque presenti e si raggiungono combinando la ghiera diaframmi e quella dei tempi. Il tutto è corredato da un buon esposimetro che può essere impostato nei classici pattern, media pesata e spot.
L'otturatore centrale permette di scattare in maniera discreta (praticamente impercettibile) con tempi che vanno dalla classiche pose T e B fino a 1/4000 secondi. Non tutte le combinazioni tempi/diaframmi sono però possibili a causa del posizionamento dell'otturatore rispetto al diaframma: l'otturatore è posizionato subito dietro al diaframma pertanto ad f/2 deve aprirsi completamente e poi richiudersi, chiudendo il diaframma il diametro di apertura dell'iride dell'otturatore può essere inferiore permettendo velocità maggiori.
Le combinazioni diaframma/tempo più veloce attuabile sono le seguenti:

F2 - 1/1000 sec
F2.8 - 1/1300 sec
F4 - 1/2000 sec
F5.6 - 1/2500 sec
F8 e F16 - 1/4000 sec

E' comunque presente un utile filtro ND ottico attivabile tramite menu che toglie 3EV e ci permette di usare la x100 in pieno sole anche a tutta apertura. Lʼassenza di vibrazioni, unita alla focale corta e luminosità rendono praticamente inutile un sistema di stabilizzazione. Si scatta tranquillamente con 1/20 di secondo, sperando che i vostri soggetti nel frattempo siano stati opportunamente narcotizzati. Due parole vanno spese sulla funzione Auto-ISO, che sul campo offre grande versatilità. La scelta delle ISO automatica ha la possibilità di specificare la soglia del tempo di scatto che attiva la variazione, da 1/125 a 1/15. Il filtro ND è molto utile per riuscire ad abbattere la luminosità in eccesso, se si cerca uno stacco dei piani pronunciato, oppure la funzione può essere usata in modo creativo per tenere tempi lunghi anche di giorno.
In sostanza se lʼesposizione è inferiore alla velocità di soglia, la macchina automaticamente bilancia per incrementi di 1/3 di EV. Questo automatismo unito all'assoluta bontà delle alte ISO offre un aiuto concreto quando il tempo a disposizione è poco.


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Filtro ND attivo

Fuji DR

Discorso a parte meriterebbe il sistema di ampliamento della gamma DR. Il sistema è molto efficace, ma richiede un certo impegno per comprenderne appieno i meccanismi. Nella sostanza non si discosta concettualmente dai sistemi analoghi dei concorrenti (DRO, D-Lightning ecc..) ed opera sull'immagine applicando algoritmi proprietari insieme a variazioni dell'esposizione.
In questa sede ci limitiamo a dire che ha la sua utilità solo se usato in Jpeg, poiché in RAW potreste trovarvi con un file sottoesposto ed essere costretti a svilupparlo nella macchina, tramite lʼapposita funzione accessibile dal dorso.

La messa a fuoco

La x100 è dotata di un AF a contrasto e offre prestazioni grossomodo analoghe ad altre macchine di questa categoria. Se proprio la scena non presenta una situazione luminosa adeguata, in particolare di notte, viene in aiuto un classico illuminatore IR. Logicamente il sistema di messa a fuoco non è pensato per inseguimenti di soggetti che sfrecciano ad alta velocità, ma per il resto dei generi fotografici offre una buona precisione e facilità di aggancio.
Eʼ comunque presente un AF-Tracking, in accoppiata a 5fps di raffica. Ma questa funzione (insieme a quella della ripresa video) difficilmente sarà contemplata da chi ambisce all'acquisto di questo strumento.
Il vero tallone dʼAchille paradossalmente sta nella messa a fuoco manuale.
Sebbene sia intuitiva, supportata dall'ingrandimento della zona centrale e dalla scala metrica in sovraimpressione, è dall'altro lato fortemente penalizzata dalla ghiera di messa a fuoco, che non prevede un elicoide, ma un trasduttore elettronico. Questo rende frustante l'operazione: sembra che la lente non si muova e giri a vuoto. Probabilmente la scelta è stata dettata dal contenimento delle dimensioni dell'ottica.

L'ottica

Storicamente questa classe di macchine ha sempre portato con se progetto ottici di alta qualità, e la Fuji non fa eccezione. Il 23mm Fujinon è un piccolo gioiello. Anche a tutta apertura l'immagine è ottima, il picco di risolvenza si tocca a f/5.6. La distorsione impercettibile e la vignettatura praticamente assente.
Le aberrazioni cromatiche sono veramente minime, quasi impossibile riuscire a trovarle se non (forse) con rilevamenti strumentali. L'antiriflesso Super EBC fa il suo lavoro mantenendo il contrasto sempre di buon livello.

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23mm f/2 Fujinon a tutta apertura, in accoppiata al filtro ND. Lo stacco dei piani è evidente e il filtro ha permesso di non bruciare le alte luci. Le dimensioni generose del sensore permettono di staccare bene i soggetti dallo sfondo. La resa è ariosa, tipica degli schemi telemetrici.

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Scatto a f2 e relativo 100%. Anche a tutta apertura la nitidezza è molto soddisfacente, praticamente assenti aberrazioni ottiche di sorta.

La minima distanza di messa a fuoco è di 50cm, ma si può arrivare a 10cm attivando la funzione macro. Alla minima distanza macro e a f2 la resa dell'obiettivo un po' decade perché molto probabilmente cambia il movimento dei gruppi di messa a fuoco, aspetto segnalato da Fuji nel manuale. Nulla di trascendentale comunque: si verifica un leggero aumento dell'aberrazione sferica, che comunque "rientra" chiudendo il diaframma.

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Scatto alla minima distanza di messa a fuoco a f/2.8: chiudendo il diaframma anche di un solo stop il contenimento dell'aberrazione sferica è garantito.

Un piccolo confronto...

Di seguito un confronto sulla qualità immagine, con una Sony NEX3 (e un 24mm f2.8 adattato) e la A900 con il 35mm f2 Minolta. Lo scatto è un RAW a 1600ISO processato con Apple Aperture 3.1 e parametri di riduzione rumore azzerati.
Ovviamente si tratta di macchine molto diverse tra loro, ma lo scopo di questo confronto è quello di verificare la tenuta del sensore con una scena dai toni tenui con una discreta differenza di esposizione tra luci ed ombre. Tutte le ottiche erano chiuse a f/5.6 in maniera tale da scongiurare grossi divari in termini di nitidezza.

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crop

Si notano subito la differenza di profondità di campo rispetto a 24x36 della A900 e il contrasto maggiore del file della NEX (un approccio all'immagine tipico delle entrylevel). La macchina a pieno formato è quella che ha vittoria facile in virtù del numero maggiore di Megapixel distribuiti su una superficie più ampia.
La trama infatti risulta leggibile anche nelle ombre (scatto al centro) anche grazie ad un contrasto di base molto blando. La Fuji restituisce un file molto pulito e ricco di dettaglio nelle alte luci e ombre comunque poco granulose, un risultato ottimo per un 1600 ISO che nella sostanza non si discosta eccessivamente dal risultato della FullFrame. Il pur ottimo sensore della NEX a 1600 ISO trova qualche difficoltà in più in particolare nelle ombre dove la grana è evidente, anche se non eccessivamente fastidiosa.

Conclusioni

Ci troviamo di fronte ad una tipologia di macchina che mancava da un po': ottica fissa, pochi fronzoli, un mirino. Il prezzo è sicuramente alto, ma proporzionato a quello che viene offerto, in particolare in termini di ergonomia e qualità ottica. Non è uno strumento che va bene per tutti, servono idee molto chiare in merito. La Fuji non è perfetta, ma difficile trovarle difetti realmente limitanti, l'unico probabilmente risiede nella messa a fuoco manuale che può risultare irritante.
Per il resto è una macchina che (fermi restando i presupposti snocciolati poche righe sopra) difficilmente deluderà il fotografo che lʼha scelta.

Paolo Limoncelli © 07/2011
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