VIETATO FOTOGRAFARE, VIETATO FILMARE, VIETATO LEGGERE... A VOCE ALTA
Gianfranco Arciero, settembre 2001

Un gravissimo episodio verificatosi tempo addietro a Roma induce a riflettere seriamente sugli intricati meandri delle disposizioni di legge e delle disposizioni "di fatto" che limitano il diritto di riprendere immagini.

Questa volta sono stati i turisti della Capitale vittime di un ordine impartito da "Nessuno" e dissoltosi nel "Nulla". La vicenda si è conclusa senza particolari traumi (si fa per dire) se si eccettua l'aver discriminato a distanza di sole 24 ore numerosissimi turisti rispetto al diritto di fotografare e fare riprese video per il solo fatto di essersi trovati a Roma nel giorno in cui è stato impartito il misterioso e non motivato divieto. Ma quante volte sono state sequestrate macchine fotografiche e videocamere, con o senza rullini o supporti impressionati, arrestati fotografi e videoperatori, professionisti o semplici "dilettanti" per aver effettuato delle riprese in luoghi pubblici nei quali non vigeva alcun divieto?

Questa volta è toccato, appunto, ai turisti che intendevano riprendere la storica Piazza Venezia e l'altrettanto storico "Altare della Patria". Non solo. Sarebbe stato illecito, secondo le autorità, anche il solo portare le macchine fotografiche e le videocamere a tracolla. Per cui l'ordine è andato oltre: nel salire le scale del monumento, baciate dal sole di Roma e dalle "tradizioni patrie" sarebbe stato obbligatorio riporre le apparecchiature da ripresa nelle borse e negli zaini, evidentemente per evitare che, con queste a tracolla, si sarebbero potuti effettuare degli scatti "repentini" e come tali non controllabili.

Ma esiste, di fatto, una disposizione di legge che prevede tutto ciò? Oppure - c'è ancora da domandarsi - possono gli agenti preposti al servizio di propria iniziativa imporre limitazioni di questo genere? È lecito oppure no riprendere immagini in luogo pubblico? Naturalmente, un richiamo larvato nella vicenda è stato fatto alla cosiddetta Legge Ronchey, ma nemmeno questo è risultato attendibile dal momento che la Sovrintendenza ai Beni monumentali della Capitale ha preso le distanze dalla incredibile vicenda.

E ancora una domanda si pone in questo ambito, e questa riguarda, in ugual misura, sia i fotografi che i video operatori che effettuano riprese a titolo personale o per professione: se ci venisse ordinato di consegnare la macchina fotografica o la videocamera quando il sequestro può essere considerato legittimo? Esiste una procedura che vincola anche gli agenti operanti perché si possano legalmente sequestrare apparecchiature, rullini e supporti video? Il terreno su cui muoversi è certamente molto delicato anche perché, se è vero che è pacifico e assodato che non si possono effettuare riprese nelle zone militari (peraltro non sempre contrassegnate da appositi avvisi), è pur vero che gli obiettivi "di interesse militare" ma a vocazione civile, previsti nell'anacronistica ma tuttora in vigore legge che tutela il servizio militare, sono molti e non sempre individuabili. Se poi, volessimo, anche sconfinando da questo settore specifico, entrare su un piano più "filosofico" dovremmo constatare con amarezza che gli spazi per la libertà individuale vengono spesso a trovare nella società contemporanea incredibili restrizioni, pur all'interno di organizzazioni sociali caratterizzate dallo "Stato di diritto".

"Vietato leggere a voce alta": così ammonisce un sito Internet nel quale è pubblicato il notissimo libro "Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll. Sapevamo che le opere protette da copyright presenti in rete non possono essere scaricate, stampate, riprodotte, divulgate ecc., ma, sinceramente, non pensavamo si potesse arrivare ad imporre un livello di voce nella lettura, anche all'interno delle nostre abitazioni.

Tornando alle riprese fotografiche e video, il problema, anche di fronte alla recrudescenza dei fenomeni legati all'ordine pubblico (Genova insegna) ritorna di drammatica attualità. Spesso anche una gita, una vacanza, un momento di relax, la realizzazione di un servizio a titolo personale o meno, possono essere decisamente rovinati da situazioni di questo genere. Un primo consiglio per evitare problemi e controindicazioni è armarsi di buon senso e di evitare, nei limiti del possibile, di porsi in termini eccessivamente contraddittori di fronte a divieti più o meno legittimi. Ma conoscere anche le ipotesi e i casi in cui ci si potrebbe trovare coinvolti in queste circostanze certamente aiuterà ad eliminare buona parte dei problemi.

Gianfranco Arciero © 09/2001
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Per sapere come comportarci nelle circostanze riportate in questo articolo di Gianfranco Arciero, segnaliamo il libro "Fotografia - Sequestri e divieti" curato dallo stesso autore. Il libro, oltre a prendere in esame tutta la casistica sulla materia, dedica una interessante parte anche all'evoluzione del sequestro delle immagini in Italia per quanto concerne le pubblicazioni contrarie alla morale, al pudore, al cosidetto "buon costume" e riporta i casi più significativi delle fotografie "proibite" degli anni '60 che portarono al sequestro di testate a grande tiratura. Una lettura utile, interessante, che può costituire un pratico "prontuario" da tener presente ogni qualvolta usciamo di casa muniti di fotocamera o videocamera.