Questo articolo avrebbe dovuto intitolarsi "I filtri sulle digitali", ma , scrivendolo, mi sono reso conto di come siano pochi i filtri ottici che non possano essere ricreati con una successiva postproduzione digitale. Uno dei pochi superstiti, ineguagliabile come sempre, è il polarizzatore, nonostante sia sempre meno presente nella borsa dei fotoamatori digitali.
Come dicevo nell'introduzione, quasi tutti i filtri ottici più comuni possono essere riprodotti - e con maggiore precisione - con Photoshop in fase di postproduzione. E' quindi inutile, oggi, portarsi dietro interi pacchi di filtri (quasi mai delle misure giuste per i vari obiettivi posseduti) e darsi da fare ad applicarli sul campo. Tra l'altro, molte fotocamere digitali li hanno già tra le proprie funzioni (vedi, per esempio, quelli di correzione cromatica). Per fare il punto della situazione, ho provato ad esaminare alcuni problemi molto diffusi - e relativi filtri che li risolvevano - con una reflex a pellicola ed una digitale.FILTRO POLARIZZATORE - Di solito il filtro polarizzatore viene adoperato per saturare i colori (in particolare per scurire il cielo) e per eliminare i riflessi. Se è possibile saturare i colori con grande facilità e precisione anche con un software di fotoritocco, nessun software può eliminare i riflessi e mostrarci cosa c'era dietro. Non c'è modo, per esempio, di vedere il contenuto di una vetrina senza vedere anche noi stessi e la strada nella foto, cose che il polarizzatore elimina benissimo, così come non è possibile vedere il fondale marino se la superficie dell'acqua riflette il cielo ed il sole. Il polarizzatore continua indubbiamente a svolgere il suo compito e ad essere insostituibile per l'eliminazione dei riflessi.
Ma come funziona un polarizzatore?
Di solito si immaginano i raggi di luce (anche quella del sole) come provenienti dalla fonte tutti ordinati e paralleli tra loro. La cosa, se è accettabilmente vera da una parte (i raggi del sole, vista l'enorme distanza, vanno considerati come paralleli tra loro), non la è all'atto pratico: i raggi luminosi vengono diffusi dall'atmosfera, dalla polvere e dagli oggetti, e - in pratica - ci sono raggi disordinati che arrivano da tutte le direzioni. Con un esempio molto semplificato, possiamo immaginare la struttura di un filtro polarizzatore come quella di una persiana, una sorta di griglia che fa passare solo i raggi luminosi nella stessa direzione delle fessure e blocca tutti gli altri: dal caos di raggi luminosi, vengono intercettati solo quelli desiderati, ed i riflessi sono fatti fuori.
Ma, attenzione, pensare al polarizzatore solo come strumento per eliminare i riflessi può essere molto riduttivo (oltre che frustrante, dato che questo non sempre riesce): ruotando il polarizzatore davanti all'obiettivo è possibile selezionare quali riflessi conservare e quali no, e di conseguenza enfatizzarne alcuni. Si prenda come esempio l'animazione del cofano della Mercedes che ha due riflessi diversi: quello del cielo e quello del palazzo. Eliminando i riflessi del cielo è possibile rendere più visibile il riflesso del palazzo.
Problemi col digitale.
Tutto bene dunque? Purtroppo no. Il miracoloso intervento del polarizzatore cominciava a dare qualche problema già con gli esposimetri delle ultime reflex analogiche (chi non ricorda le errate esposizioni delle Pentax LX a causa del polarizzatore?) e il tradizionale polarizzatore, quello con la struttura "a persiana" prima descritta, venne affiancato dai "polarizzatori circolari" proprio per consentire a qualsiasi reflex di esporre correttamente, mentre il polarizzatore tradizionale prese il nome di "polarizzatore lineare". Le cose sono peggiorate con le reflex digitali, anche se sono pochi ad essersene accorti: non solo si possono avere dei problemi di esposizione, ma anche di bilanciamento del bianco con conseguenti alterazioni cromatiche.
In questa prima coppia di immagini è possibile notare la diversa resa cromatica.
In questa seconda coppia di immagini si può notare la diversa esposizione.
La luce polarizzata non è sempre gradita ai sensori, che reagiscono in maniera imprevedibile; motivo per cui non ci è stato possibile accompagnare questo articolo con dati precisi: l'unico modo per scoprirlo è quello di effettuare, come abbiamo fatto noi, dei test con la propria fotocamera in diverse condizioni di luce. Se i risultati con e senza polarizzatore sono identici, siete a posto, ma fateli in tante e diverse situazioni di luce e di soggetti!
Rino Giardiello © 10/2007
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ALTRI USI DEL FILTRO POLARIZZATORE Tra i difetti del filtro polarizzatore c'è quello di assorbire tanta luce, ma questo "difetto" può tornarci utile per ottenere dei tempi di posa particolarmente lenti come con un filtro ND "Neutral Density" (insostituibile se la luce da attenuare è tantissima).
Un esempio opposto, ovvero, quando assolutamente è meglio non usare il polarizzatore e tenersi i riflessi. Questa foto, scattata attraverso una finestra, ha, come valore aggiunto, proprio i riflessi ed il rapporto interno/esterno. Foto © Rino Giardiello |