UN OBIETTIVO FLOU FATTO IN CASA
QUANDO LA NITIDEZZA NON E' TUTTO
Rino Giardiello, giugno 1988

Per una volta cerchiamo di non rincorrere la nitidezza, ma puntiamo al campo opposto per realizzare immagini morbide e dal gusto antico. La soluzione più semplice è, in apparenza, quella di comprare un filtro flou o applicare qualunque diffusore (anche la calza nera di nylon della fidanzata) davanti all'obiettivo. I risultati non sono però così esaltanti come quelli ottenibili con un vero obiettivo flou dato che la sfocatura non è progressiva e le alte luci non si spandono come dovrebbero (pochi filtri flou riescono a questo, per esempio i Softar della Zeiss, ma hanno prezzi molto elevati). Non è il caso di comprare un vero obiettivo flou per farci solo qualche foto, però possiamo costruirne uno spendendo poco o niente.

COS'E' UN OBIETTIVO?
Un gruppo di lenti, ovviamente, ma in realtà ne basta una sola per ottenere un'immagine. La maggior parte delle lenti non ha altro compito che quello di eliminare una serie di difetti e migliorare le prestazioni della prima. La lente, per creare una immagine, deve essere del tipo convergente, cioè di quelle che ingrandiscono (andatevi subito a fregare gli occhiali del nonno!). Quindi lenti addizionali, lenti d'ingrandimento e lenti per presbiti sono tutte potenziali obiettivi la cui lunghezza focale sarà pari a 1000 millimetri diviso il numero di diottrie.

PER ESEMPIO, SE DISPONETE DI UNA LENTE DA 2 DIOTTRIE...
Mille diviso 2 uguale 500. Il vostro obiettivo sarà un 500mm (wow!).
Volete saperne la luminosità?
Dividete la lunghezza focale ottenuta per il diametro della lente, tutto in millimetri. Con un kit classico di lenti addizionali da +1, +2 e +3 diottrie è possibile autocostruirsi una notevole varietà di obiettivi.

Ho scattato questa foto di notte con un 200 mm ottenuto con le lenti addizionali e fotocamera su treppiedi.

Come si può notare la definizione è notevole (anche se flou) e sulla foto originale si leggono persino i gusti dei gelati sulla vetrina, particolare che è andato completamente perso per colpa delle ridotte dimensioni e della compressione.

PERCHE' IL NOSTRO OBIETTIVO È FLOU
Un obiettivo composto da una lente, a meno che questa non sia talmente perfetta da non richiedere correzioni (cosa quasi impossibile), è pieno di aberrazioni che peggiorano la qualità delle immagini ottenibili ma, incredibilmente, ha comunque una risolvenza molto elevata (questo spiega perché obiettivi economici escano a testa alta dai test basati solo sulla risolvenza). Sono le aberrazioni che, sommate tra loro, rendono l'immagine poco nitida, ma in questo caso è proprio quello che vogliamo. I veri obiettivi flou giocano proprio sulle aberrazioni non corrette o sull'introduzione di nuove, per fornire le immagini affascinanti che ben conosciamo e non su una semplice riduzione della nitidezza grazie ad un filtro davanti all'obiettivo. Un nobile esempio su tutti, il Leitz 9cm Thambar del 1935 volutamente studiato da Max Berek con una notevole percentuale di aberrazione sferica residua per fornire una resa flou particolarmente adatta ai ritratti, ma ci sono stati tanti altri gloriosi esempi ben più recenti come il Minolta che veniva adoperato da Hamilton.
L'affascinante alone azzurrino sul contorno del bollitore altro non è che l'aberrazione cromatica non corretta.

L'OCCORRENTE
Questo è quanto occorre: una serie di lenti convergenti, del nastro adesivo, un cartoncino nero abbastanza robusto, possibilmente un anello di inversione o qualsiasi altra cosa possa fungere da baionetta per il vostro corpo macchina (si può anche sacrificare un tappo di protezione, bucandolo). Negli esempi delle foto ho utilizzato un cilindro di plastica che era della giusta dimensione per puro caso, e la lente di plastica di un vecchio visore per diapositive.

LA REALIZZAZIONE
Avvolgete la lente o il gruppo di lenti con il cartoncino nero e fissate il tutto con il nastro adesivo. La lunghezza approssimativa del "barilotto" dovrebbe essere uguale alla lunghezza focale (fatelo appena un po' più corto), quindi un 500 mm dovrebbe essere lungo ben mezzo metro, pertanto è meglio mantenersi su lunghezze focali minori, intorno ai 200 mm. Questa è la prima parte dell'obiettivo. Per risolvere il problema della messa a fuoco senza ricorrere a complicati elicoidi, poiché la messa a fuoco altro non è che l'avvicinare o allontanare il gruppo di lenti dal piano pellicola, ho pensato di fare una semplice messa a fuoco a stantuffo (qualcuno si ricorda i Novoflex?). Quindi con il cartoncino nero si fa un altro tubo della stessa lunghezza, appena un po' più stretto in modo da poterlo fare scorrere all'interno del primo. Un altro giro di nastro adesivo per bloccare tubo e baionetta, ed il nostro obiettivo è pronto.

Se non riuscite a mettere bene a fuoco è probabile che abbiate sbagliato i conti, dato che dalla lunghezza totale del barilotto si deve detrarre il "tiraggio", equivalente alla lunghezza del corpo macchina. Accorciare il nostro obiettivo di cartone non è certo un problema e dopo qualche tentativo si arriverà alla lunghezza giusta.

I risultati sono sorprendenti: le immagini hanno una stupenda diffusione nelle alte luci e le aberrazioni non corrette creano aloni e sfrangiamenti di colore. Massima nitidezza da una parte, massimo flou dall'altra, con un obiettivo economico e leggero che arriva a rapporti macro incredibili senza aggiuntivi. L'obiettivo, ovviamente, non ha diaframma (e non ha senso cercare di costruirne uno), ma lavora senza problemi in automatismo a priorità di diaframmi oltre che in manuale ed è adattabile con facilità a quasi tutte le reflex moderne. Caricate in macchina una bella pellicola a colori da 400 ISO e fotografate quella ragazza carina ma brufolosa che da due anni vi chiede un ritratto: vi guadagnerete tutta la sua stima e riconoscenza!

Rino Giardiello © 06/1988
Pubblicato su FOTOGRAFIA REFLEX di giugno 1988
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